Roma, Settembre 27, 2012 – Ieri pomeriggio il gruppo organizzativo della D2D ha segnato il percorso e gli obiettivi della prima grande conferenza a livello europeo sulla Diaspora filippino che avrà domani il suo inizio, e si porterà avanti per tre giorni, con ospiti giunti da tutto il mondo.
In cooperazione con la Filipino-Italian Members of the Global Filipino Diaspora (GFDC) e l'Ambasciata delle Filippine in Roma, rappresentata dalla moglie dell'Ambasciatore, Mrs. Marie Luarca-Reyes che ha presieduto i lavori, la D2D vuole discutere a Roma per la prima volta, i punti cardine delle problematiche relative alla Diaspora del popolo filippino. Per questo ha chiamato a raccolta a sé membri di diverse associazioni e fondazioni filippine sparse in tutto il mondo.
Oltre che da una nutrita schiera di rappresentanti della comunità italiana ed europea, sono arrivate delegazioni da Abu Dhabi, Israele, Canada, Usa, Hong Kong, Singapore e ovviamente dalle Filippine. Quello che è emerso dalla riunione iniziale è che i problemi da affrontare sono molti, non fosse altro che nel mondo le organizzazioni filippine sono numerosissime, e occorre una coincidenza di propositi, per non far prevalere la divisione. Si è parlato di dare un'unica voce al popolo filippino sparso per il mondo. Cercando di tirare fuori cosa accomuna tutti i filippini che vivono all'estero. In secondo luogo, come ha specificato Mrs. Reyes, cercare di condividere con gli italiani la cultura filippina, far conoscere chi è questa comunità che è tra le più grandi ed integrate in Italia, renderla mainstream.
Analizzando quelli che sono gli aspetti preponderanti, ovvero gli aspetti economici, sociali, affettivi e di integrazione. Si analizzeranno, per esempio, i costi sociali ed affettivi della lontananza che separa genitori e figli, come ha specificato la diretta interessata all'argomento: Mrs. Chato Basa della FWC. E, non per ultimo, si vuole porre l'accento su un punto fondamentale, come ben spiegato da un altro degli organizzatori, Mr. Ted Laguatan, ovvero sulla proiezione che il filippino da agli italiani, rendendo questa proiezione il segno di una buona integrazione, in primis attraverso la buona integrazione nella vita sociale italiana, come per esempio la vita scolastica dei figli delle famiglie filippine. Perché una buona integrazione si traduce nel contributo che la comunità filippina da all'Italia: in poche parole, se i figli delle famiglie filippine vivono bene in Italia, contribuiscono allo sviluppo dell'Italia stessa. Nonché in una migliore esistenza anche in patria. (Stefano Romano)